venerdì 5 gennaio 2007

Quale sindacato?

Circa dieci anni fa entrai in fabbrica.
Il capannone grigio fumo, le macchine in file parallele, ognuna con un numero di serie e ognuna con un numero di produzione.
Arrivò una novità ad interrompere la ripetitiva quotidianità: lo sciopero.
All’uscita alcune persone a turno parlavano di salario e di produzioni con un megafono urlavano le loro verità.
I compagni più anziani mi dicevano a turno “chi” rappresentava “cosa”, uno dopo l’altro, nel susseguirsi dei vari interventi.
Qualche barlume scolastico affiorava dalla mia memoria: avevo studiato qualcosa che riguardava la triplice sindacale, ma mi ricordavo a malapena a quali partiti, linee politiche erano legate.
Alcuni scioperi dopo mi fu tutto più chiaro.
Mi feci delle simpatie e scelsi la Cgil, forse perché la vedevo diversa, più onesta con me e con gli operai, pronti ad occuparsi dei nostri problemi.
Senza dubbio la mia preferenza era dovuta anche alla politica a cui questo sindacato faceva riferimento.
La sinistra poi vinse le elezioni e a questo punto che iniziò la disfatta.
La concertazione fu la parola d’ordine, gli scioperi erano ormai dimenticati e i sindacalisti non scattavano più come una volta.
La triplice sindacale si faceva sempre più uguale e molte volte pensavo che fossero troppo persi in giochi politici.

They talk and they talk,though they don't understand(1)

Ogni accordo era votato dal lavoratore che molte volte era contrario, ma poi quando andavi a vedere il risultato, niente da fare, passava!
Votazioni truccate, spogli modificati chi può dirlo?
Oggi ci si lamenta se vediamo gli scioperi ad oltranza dei ferro tranvieri e non ci domandiamo il perché? (Non fa notizia il cane che morde il padrone ma il contrario).
Anni e anni a dare, a concertare per poi cosa, quali mai privilegi?
Un giorno vidi l’immagini ad un telegiornale d’alcuni sindacalisti e politici in Argentina che erano presi a calci dopo il fallimento della politica della privatizzazione.
Spero che non succeda mai in Italia perché sarebbe il baratro, la fine, la disfatta di un movimento forte che a dato molto e che spero debba dare molto all’operaio e a tutti i lavoratori.
Questo senza scusare certe posizione che ho menzionato sopra, ma solo per augurare a tutti, operai e non, di dover percorrere la strada già tristemente battuta dai nostri amici di oltre oceano.

Grazie per la pazienza, buonanotte!!

(1) ”Parlano e parlano tuttavia non capiscono” Breathe-Depeche Mode

[Mercoledi 4 Febbraio 2004 ore 23:56:25]

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